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Questa è un’inchiesta particolare, un po’ fuori dagli schemi. I nostri lettori, sono ormai abituati a queste quattro pagine del Mensile come quelle più formalizzate, un concentrato di tanti numeri, statistiche, opinioni di esperti poi elaborate in modo, potremmo dire, «scientifico», con metodo analitico. Per questo numero abbiamo invece deciso di cambiare paradigma. L’inchiesta si svilupperà allora attraverso due testimonianze, di un uomo e una donna, coinvolti quotidianamente in piccole ma grandi sfide che magari impediscono loro di prendere un caffè in piazza con gli amici. Signore e Signori, vi presentiamo Attilio e Sara. 

di Luca Amodio e Martina Concordi – foto di Giulia Barneschi

Attilio ci è venuto incontro con la sua carrozzina elettrica. Energico e pieno di vita, il calabrese si è trasferito nella bella Val Di Chiana perchè attratto dal fascino dei suoi bei paesini. «Non mi sento debole, anzi, vivo in totale autonomia» così, sotto i pini di Castiglion Fiorentino, ha iniziato a raccontarci sua esperienza. 

Attilio usufruisce dell’ausilio della sedia a rotelle ormai da ventiquattro anni a causa di un brutto incidente in moto. «Lavoro per la USL Sud-Est, all’ospedale San Donato di Arezzo. Dal punto di vista strettamente lavorativo non trovo molti problemi per quello che concerne le barriere architettoniche ma non posso dire lo stesso dei parcheggi per le persone disabili che, spesso e volentieri, vengono usurpati da utenti normodotati solo perché sono i più vicini alle porte di ingresso».

Possiamo dire che la vita del nostro Attilio Pirrone si snoda tra Arezzo, Castiglion Fiorentino e Cortona ma, anche in questo triangolo, alcune difficoltà incombono: «adoro i centri storici toscani e mi piacerebbe molto poterli visitare in ogni loro dettaglio ma si deve lavorare ancora molto per renderli agibili e accessibili alle persone con disabilità motorie. Ad esempio: la Torre del Cassero a Castiglion Fiorentino, per quanto io voglia, è impossibile da raggiungere ed è un vero peccato perché come me, molte altre persone nella mia stessa situazione, avranno sicuramente le stesse invalicabili difficoltà. Per non parlare del Castello di Montecchio, che rimane ancora a noi, oggi, inespugnabile!». Attilio, proseguendo su Castiglion Fiorentino, ci illustra quanto sia difficile anche solo accedere ad un negozio o girare con la carrozzina per il corso principale. «Mi rendo conto che per molti sia una normalità passeggiare per il centro, ma per me ogni passo è una sfida, anche solo un tratto di strada più sconnesso può crearmi problemi. Ogni paese, anche se piccolo, dovrebbe curare questi particolari. Io sono autosufficiente, ho la macchina ma magari anche solo un gradino può bloccarmi l’intera giornata. E non fa di certo piacere dover fermare la gente per chiedere un aiuto. Penso che i comuni dovrebbero farsi carico di queste problematiche.»

Il problema maggiore – ci spiega Pirrone – è che molto spesso, nonostante si cerchi di abbattere queste barriere, ci si va poi a perdere. Come mai? Per un tassello fondamentale ma sempre snobbato: il disabile non viene mai coinvolto. «Non si è ancora capito che, anche se vengono poste delle rampe per accedere agli edifici, se esse non vengono posizionate a dovere sono del tutto inutili. Infatti quegli apparentemente innocui 2 cm dal suolo, per una persona che non ha problemi di disabilità non sono nulla, ma per una persona in carrozzina è come se ci fosse un muro alto 3m!». Pirrone ci rivela che la presenza di barriere architettoniche è un disagio non solo per le sue evidenti implicazioni, come dire, pragmatiche: «chi è nelle mie stesse condizioni ed è costretto ad utilizzare la carrozzina vede in queste situazioni veramente disarmanti anche un colpo alla propria persona: ci si sente come «non adeguati» e questo addirittura ci scoraggia a intrattenere una autentica vita sociale. Non è giusto, in questo modo le persone tendono a isolarsi e a chiudersi in sé stesse, e questa è la cosa peggiore che non dovrebbe mai accadere!». 

Ci spostiamo ora a Cortona per ospitare un’altra importante testimonianza. Sara Scirghi è una giovane donna, «tutto pepe», come le piace definirsi. Ci ha accolto con un grande sorriso e, dopo un caffè in piazza, è stata ben lieta di rispondere alle nostre domande. Solare e scherzosa ma tenace e orgogliosa, Sara ci ha offerto un affresco a 360 gradi di cosa vuol dire muoversi in carrozzina.«Ho fatto tutto nella mia vita. Danza, calcio, qualunque cosa che mi prendeva voglia di fare l’ho fatto senza problemi. Poi purtroppo, 2 anni fa, è subentrata questa malattia e sfortunatamente non è tra le cose più semplice da gestire», ci racconta Sara Scirghi. Ma per la cortonese non bisogna lo stesso mollare: anzi, ci si può ripensare e vedere in quella sfortuna un «trampolino di lancio» per un nuovo stile di vita, certo più difficoltoso, ma come ha detto lei stessa ci esclama «chi si ferma è perduto, non bisogna mai arrendersi». Ed ecco che la Signora Scirghi ha lasciato il suo lavoro salvo poi decidere di iscriversi all’università «ho sempre amato il diritto, quindi perché non coronare questo sogno nel cassetto?». 

A questo proposito, Sara ha deciso di sposare la vocazione, e quindi di unirsi alla causa, di Alioth Group: una cooperativa sociale onlus convinta che il lavoro, proprio perché può garantire autonomia professionale, sia uno strumento indispensabile per promuovere l’integrazione sociale dei soggetti svantaggiati. Dunque, di concerto con l’amministrazione comunale di Cortona, è stato messo in agenda il «Progetto per la disabilità in Cortona» che prevede l’elaborazione di «punti sensibili» per i giovani che hanno questo tipo di problematiche, al fine di rendere la città etrusca priva (o almeno per la maggior parte) di barriere architettoniche. Ed è così che le due compagini hanno istituzionalizzato in pianta organica un ufficio preposto ad agevolare persone con disabilità. «Non è una novità questo progetto, già altre amministrazioni hanno avuto a cuore il progetto. Nel concreto, noi cerchiamo di trovare delle infrastrutture che possano agevolare persone diversamente abili nella loro quotidianità. E purtroppo, dispiace ancor più constatare che siano soprattutto ragazzi coloro che necessitino di aiuto. Purtroppo anche nella clinica milanese in cui mi reco per le mie visite di controllo, vedevo che i corridoi della struttura sono occupati prevalentemente dai giovani. Almeno nel nostro piccolo, ritengo che questo sia un incentivo per risolvere i problemi» dice Sara.

E anche Scirghi fa eco alle parole di Pirrone, sulle difficoltà a godersi anche le piccole cose «Chi non ha una carrozzina come me non può capire cosa si prova. Cortona è piena di chiese bellissime tuttavia io la maggior parte delle volte non vi posso accedere proprio perché non ci sono strutture adeguate al mio caso. Per quanto riguarda le barriere architettoniche Cortona deve lavorare ancora molto. Ogni struttura ricettiva, secondo me, sarebbe bene avesse un accesso per persone diversamente abili. La strada è lunga, ma se ci si lavora insieme, tutto può essere reso accessibile». 

Ma non solo, con la ripartenza della stagione turistica, è stato importante anche «collaudare» i contesti alberghieri secondo le esigenze di chi ha problemi motori. «Con l’associazione Alioth, stiamo portando avanti dei sopralluoghi nelle strutture ricettive, proprio per constatare o meno se queste sono accessibili per chi si muove in carrozzina». 

Inoltre, anche Sara paventa il rischio concreto che le difficoltà a spostarsi sfocino nell’emarginazione sociale «la gente nella mia condizione tende a isolarsi. Io per prima devo ringraziare tantissimo la mia famiglia la quale mi da sempre sostegno; ma anche il territorio ci deve mettere del suo, per fare in modo che le persone con disabilità non si sentano a disagio o trovino difficoltà a muoversi in città. Io ho tanta voglia di uscire e di andare in giro e non mi fermerò di certo. Inoltre, penso che sia giusto che un riconoscimento vada dato alle associazioni del terzo settore attive sul territorio, come la stessa Misericordia, che svolgono una vera e propria funzione a nostro favore».

Concludendo, un altro ostacolo è dato anche dal mondo del lavoro, che svolge un autentico filtro, escludendo chi ha delle disabilità. «Per me – dice Sara Scirghi – non è stato facile. Io sarei disposta a fare anche i lavori più umili, se solo potessi. Ho fatto un sacco di concorsi, e attualmente ho trovato un impiego al museo MAEC di Cortona. Mi hanno accolto e fornito un ufficio in cui posso accedere in maniera del tutto autonoma non posso che essere contenta.»

Insomma, il quadro della situazione necessita degli interventi tempestivi e mirati che non possono prescindere dal coinvolgimento attivo dei soggetti direttamente interessati. Leggendo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza accogliamo, con auspicio di realizzazione, le disposizioni che prevedono un impegno nel sociale verso i soggetti più vulnerabili, sia nella dimensione individuale che familiare e collettiva. Trapela poi la volontà di agire a tutela delle persone con disabilità, specie coloro non autosufficienti, con una riforma del Terzo Settore al cui completamento, si legge, mancano ancora decreti attuativi. In seguito, si chiarisce poi, che gli investimenti saranno realizzati dai Comuni, singoli o associati, ma coordinati dalle Regioni e dal Ministero, così da garantire misure personalizzati e focalizzate su bisogni specifici. Scripta Manent, adesso bisogna agire: non lasciare nessuno indietro è una battaglia di civiltà.