Andrea Silvestri, castiglionese doc, è ambasciatore in Macedonia del Nord da ottobre 2020. Dopo la laurea in Scienze politiche, indirizzo Politico internazionale, nel 1993 inizia la sua attività diplomatica, occupandosi di cooperazione e sviluppo. Dal ‘96 al ‘99 è Primo Segretario Economico e Commerciale dell’Ambasciata d’Italia in Costa D’Avorio. Tornato nel vecchio continente, fino al 2003 ricopre la carica di Console presso il Consolato Generale d’Italia a Parigi. Poi, di nuovo alla Farnesina, si occupa dapprima di risorse umane e, dopo, di vari aspetti istituzionali e giuridici nell’ambito dell’integrazione europea, dove, tra i tanti dossier di cui si occupa, è anche negoziatore giuridico del trattato di Lisbona. Dal 2009, presta servizio presso la Rappresentanza Permanente presso l’Unione Europea a Bruxelles. Dal 2013 inizia quindi una lunga esperienza come Consigliere Diplomatico del Ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali, nel cui ambito è altresì impegnato nella dimensione estera di Expo Milano. Negli ultimi anni, è ancora al Ministero degli Esteri al servizio giuridico dove si specializza in diritto internazionale del mare. Infine, il prestigioso incarico a Skopje.
Ecco, tante tappe di una brillante carriera: se dovesse riassumerne il filo rosso in una battuta, quale userebbe?
Beh, aiutare l’Italia fuori dall’Italia», è una battuta abbastanza efficace per quanto riassuntiva, direi. Ho lavorato in vari settori e in tanti paesi, ma ogni mia azione è finalizzata a tutelare gli interessi del Paese, promuoverlo e rappresentarlo. Nel mio piccolo, penso di contribuire a questo fine.
Da Castiglion Fiorentino a Skopje facendo il «giro del mondo». Come conserva e come descriverebbe il legame con la sua terra natia?
Un legame molto forte e intimo, senza dubbio. Castiglion Fiorentino è il Paese dove sono cresciuto, dove mantengo legami familiari e con gli amici, e dove ritorno appena posso. In ogni esperienza all’estero mi è pertanto naturale portare con me la memoria di queste persone, monumenti, paesaggi e sapori, di cui vado molto orgoglioso.
L’Italia è da sempre uno dei principali sostenitori delle aspirazioni euro-atlantiche della Repubblica di Macedonia del Nord. Un rapporto florido che è il precipitato di un’amicizia profondissima.
Geografia, interessi economici, vicinanza sociale sono aspetti che mettono in evidenza il forte legame tra i due paesi. Ad esempio: se guardiamo alle tracce storiche, pensiamo che Giustiniano, imperatore romano, autore del Corpus Iuris Civilis, affonda i propri natali nell’attuale Macedonia del Nord. Tuttavia, se guardiamo la cartina del continente europeo, notiamo che l’Europa è occupata quasi per intero, in maniera compatta e coesa, da paesi appartenenti all’UE se non per una «chiazza» rappresentata dagli stati dei Balcani occidentali, Serbia, Montenegro, Kosovo, Albania, Bosnia Erzegovina, e appunto Macedonia del Nord. E’ chiaro, che il processo di integrazione europea non può prescindere dalla loro presenza: per questi motivi l’Italia sostiene il rapido avvio dei negoziati di adesione con Macedonia del Nord e Albania.
Parallelamente, al suo impegno professionale negli affari internazionali, lei ha coltivato la sua passione per il mondo dei fumetti e ha addirittura coniugato queste due sfere, apparentemente lontane, in un interessante libro «Fumetti e potere. Eroi e supereroi come strumento geopolitico» (sopra un momento della presentazione nel 2020). Di cosa parla?
Per le loro caratteristiche, anche i fumetti possono essere considerati uno strumento di soft power: definito come il potere della persuasione attrattiva, un’arma importante nelle relazioni internazionali.
Pensiamo che durante le guerre, compresa la guerra fredda, i fumetti americani svolsero un’importante funzione di compattamento dell’opinione pubblica e di orientamento di questa. E, sul fronte estero, furono anche uno strumento per esibire il successo del modello americano fuori dai propri confini. Ma pensiamo che è il Giappone il Paese che, seppur in modo inconsapevole, ha utilizzato il fumetto come strumento per diffondere una data immagine di sé e capitalizzare una certa influenza. Non è un caso che quella nipponico sia la prima industria fumettistica mondiale. Avete presente i Manga? Ecco.
In Italia, siamo spesso trincerati nella politica interna e, di corollario, dedichiamo poca importanza agli affari esteri. Anche le maggiori testate nazionali, paiono poco attente a ciò che accade dall’altra parte del pianeta. Ma anche se non ci occupiamo di politica estera, la politica estera si occuperà comunque di noi, diceva qualche mio prof all’Università. Perché è importante guardare anche fuori casa nostra?
Evidentemente in un paese profondamente democratico quale è l’Italia, seguire le dinamiche interne è fondamentale in quanto è in questo ambito che si vanno a orientare il consenso politico. Ma non dobbiamo mai dimenticare la dimensione estera. L’Italia è al centro del Mediterraneo e per questo, possiamo dire, che ha una vocazione naturale allo scambio e al commercio. Certe questioni, oggigiorno non possono più essere risolte a livello nazionale. Inoltre seguire le vicende di e con altri paesi da dei frutti in termini di apertura mentale.
Le nuove generazioni hanno una vocazione «più internazionale»?
Credo che i giovani di oggi abbiano una cognizione di vicinanza e fratellanza europea maggiore rispetto la mia generazione. Tuttavia, è importante che la maggiore facilità di contatto debba essere supportata da elementi di conoscenza e analisi per divenire efficace.
Proseguendo sulle responsabilità delle nuove generazioni. Qual è la sfida del secolo che la società globale deve affrontare?
La lotta al cambiamento climatico sul medio lungo periodo è sicuramente la partita più importante che impone anche una ristrutturazione delle società globale, dei modelli energetici e così via. Anche altre sfide, come la sostenibilità dello sfruttamento delle risorse sono direttamente collegate. E’ necessario uno sforzo collettivo e, anche qui, uno sforzo che deve essere concretizzato attraverso la cooperazione internazionale. Nessuno deve tirarsi fuori da questa responsabilità condivisa Tuttavia, la politica estera e gli accordi sono fondamentali ma rimodellare i propri comportamenti come consumatori e cittadini, è allo stesso modo fondamentale. Ognuno di noi deve svolgere la sua parte in virtù di questi obiettivi .
Vista in parte da fuori, come ha visto l’Italia fronteggiare il Covid? Come è stato visto, all’estero, il carattere degli italiani in questa sfida?
C’è stata molta comprensione per la prova che abbiamo affrontato per primi in Europa, e anche grande ammirazione per la capacità che abbiamo dimostrato di saperla affrontare, anche a costo di grandi sacrifici, e di saper ripartire con determinazione e entusiasmo.
Quale sarà l’Europa e l’Italia del post covid? Verso quali temi sarà più sensibile?
Al di là dei suoi aspetti tragici e delle misure sanitarie che ci ha costretto a conoscere, la pandemia ha favorito anche una maggiore solidarietà nell’Unione Europea, che in pochi mesi ha saputo dotarsi di uno strumento innovativo come il Next Generation EU. Adesso sta a noi utilizzare queste risorse al meglio, in modo che la ripresa economica vada anche in una direzione più sostenibile e inclusiva.
Luca Amodio