La Regione Toscana ancora non ha tolto la maglia nera nelle vaccinazioni dei più fragili al Covid19. Eppure è passato un mese da quando Giani e i vari capi delle tre Asl si sono presi una bella tirata d’orecchie dal Governo. Una tirata d’orecchie che i toscani e gli aretini non si sarebbero mai immaginati visto che da anni, e con maggior vigore durante la pandemia, sono costantemente informati dai media locali che la loro sanità è la migliore. Poi c’è stato il caso Scanzi che, al di là di come la si pensi sul giornalista, ha avuto indubbiamente il merito di aver svelato una storia di scorciatoie e «lacchezzi» («vispezza» l’ha definita il giornalista-influencer) che fa emergere tutta la miseria di un sistema logoro. 

E così fra aprile e maggio, mentre nel Lazio si procede all’apertura delle agende per gli over 50, nella Asl sud est non resta che la spicciola propaganda. Sì perché ormai anche la comunicazione delle aziende sanitarie è diventata una sorta di «cinegiornale Luce» di un secolo fa. Basti pensare al comunicato della Asl aretina del 22 aprile in cui si legge il titolo «Over 80: vaccinazione agli sgoccioli». Peccato che nel comunicato ci si dimentichi di ricordare che si sta parlando della prima dose del vaccino Pfizer Biontech e che quindi per immunizzare tutti i nostri nonni, fra attesa per la dose di richiamo e sviluppo degli anticorpi, ci vorrà ancora un mese.

Un modo di comunicare scorretto, ma soprattutto pericoloso per la salute delle persone, perché con l’immunità dal Covid19 non si scherza, non si fanno giri di parole, non si imbrogliano i lettori sulle pelle di chi rischia la vita per la malattia. Ma perché parliamo di una «Caporetto della vaccinazione toscana»? Il motivo è chiaro, nonostante le grandi difficoltà nell’approvvigionamento dei vaccini di Europa e Italia, numeri alla mano il peggio lo stia dando la nostra Regione. 

È una questione politica, fino all’ordinanza del commissario Figliuolo del 9 aprile, è stata la politica regionale ad aver deciso le linee guida. Ebbene, la cortina fumogena della «migliore sanità» si è definitivamente dissolta sullo scoglio della vaccinazione anti-Covid19. I numeri sono importanti (come le parole, diceva Nanni Moretti) e la Regione il 20 aprile ha anche pubblicato dei dati fornendo un’interpretazione secondo cui era in corso un recupero sulla vaccinazione degli ultra 80enni. Tuttavia, come si evince dal grafico della fondazione Gimbe, per le seconde dosi, la Toscana è ancora ultima.

E poi c’è la storia delle persone ad «alta fragilità»: sono ancora migliaia i toscani che non hanno ricevuto la prima dose di vaccino ad un mese dalla creazione di questa speciale «categoria prioritaria». Ad alcuni 70enni inizialmente inclusi negli «estremamente fragili» è convenuto procedere all’iscrizione per età, mentre disabili e malati gravi attendono il fatidico sms da oltre un mese. 

Tutto si gioca sui codici di esenzione, le due tabelle che la Regione Toscana ha pubblicato lo scorso 6 aprile. È qui che migliaia di 70enne, di figli di 70enne e di nipoti si sono rotti il capo cercando di capire se questa «vaccinazione prioritaria» gli spettasse o meno. Le tabelle sono complesse e come tutte le cose complesse a cui ci ha abituato la Regione Toscana in questa campagna vaccinale, serve uno specialista che decida caso per caso. Nel frattempo che la gente aspetta, il Lazio vaccina i 50enni.

Massimo Pucci