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La vendetta dell’intimità violata. Esperti a confronto con Pronto Donna sul reato di «Revenge Porn»

Il 16 Ottobre, al Centro Convegni Sant’Agostino, patrocinato dall’associazione «Lions Corito Clanis Club Cortona» e diretto dall’Associazione «ProntoDonna» di Arezzo, si è tenuto l’incontro «Educare alla non violenza». Ma cosa si intende con questo? Hanno partecipato la presidente del centro anti-violenza «ProntoDonna», Loretta Gianni; la presidente del Lions Club, Monia Daviddi, il sindaco di Cortona, Luciano Meoni, Ginetta Matracchi e Giuliana Lacrimini del Centro studi psicologia Comete, oltre al magistrato Elisabetta Jannelli, Silvia Bucci, operatrice Pronto Donna, Paola Martini e Rita Novelli dei LC Corito Clanis. 

Negli ultimi 12 mesi i dati relativi agli accessi al Centro Anti Violenza sono in linea con quelli dell’anno precedente, circa 350, ma sono in crescita quelli più gravi, ovvero che richiedono la protezione immediata della donna vittima di violenza.

Un’altra ospite al Convegno è stata la Vice-Presidente di ProntoDonna, Piera Santoro, che ha parlato di uno dei fenomeni di violenza più tristemente in voga degli ultimi anni: il «Revenge Porn». Viene definito come una nuova frontiera per quello che riguarda la violenza di genere.

Di che cosa si tratta?

«Per Revenge Porn – spiega Santoro – si intende quella pratica di diffondere sulle piattaforme social o sulle chat, foto/video dove è presente un contenuto sessualmente esplicito, e senza il consenso della persona che viene immortalata nell’atto in questione. Una sorta di vendetta pornografica».

Complice anche la situazione pandemica, c’è da dire che negli ultimi anni questo tipo di violenza è andato dilagando, soprattutto aiutata dalle piattaforme social e purtroppo si registrano dei casi anche tra ragazzi di 12 anni. Il problema sostanziale di questo tipo di violenza è la sua diffusione, che nel mondo di oggi è velocissima. Si basa essenzialmente sulla «vendetta», quindi il vendicarsi sul proprio partner, magari per un litigio o per essere stato lasciato. 

Ma è considerato un reato? 

«Da pochi anni sì – prosegue Santoro – il Revenge Porn viene considerato un reato a sé stante, la norma è stata introdotta ad Agosto 2019 nel nostro ordinamento, con la legge “Codice Rosso” [art. 612-ter], subito dopo il reato di Stalking. Punisce sia chi diffonde il materiale, sia chi lo riceve, quindi anche chi lo ricondivide in ulteriori chat o canali social. Tra l’altro c’è anche l’aggravante per il partner in quanto implicato in un rapporto sentimentale/amoroso con la vittima. Ovviamente la pena ricade sia sul lato economico che sulla reclusione. Il problema si aggrava nel caso in cui venga caricato sul “Dark Web” considerando che è quasi impossibile rimuovere questo tipo di materiali».

E come ci si comporta quando si è vittima di Revenge Porn? 

«Molti social ad oggi riescono ad arginare il caricamento di questi materiali – dichiara Santoro – Si può agire tramite il social direttamente, come Facebook o Intagram, che hanno proprio dei protocolli da compilare per poter bloccare la visualizzazione di questi contenuti e di denunciare anche attraverso la Polizia postale. E, nell’ambito di Pronto Donna e a fronte di questo tipo di violenza, offriamo alle donne assistenza legale, così da poter procedere con la denuncia. Anche se ovviamente la cosa più consigliabile è quella di denunciare alle autorità competenti».

Martina Concordi