La chimera dell’’immunità di gregge è senz’altro il tormentone dell’estate. Una colonna sonora senza ritornello tuttavia, visto che ogni qualvolta la si sente menzionare viene accostata da percentuali soventemente diverse. Il vice ministro della Salute, Pierpaolo Sileri, quando gli abbiamo posto la domanda ha parlato di una copertura verosimilmente del 90% giacché il virus cessi finalmente di circolare. Un dato corroborato dalle opinioni di molti esperti vista la particolare viralità della famigerata variante delta, che nonostante la campagna vaccinale, non si azzarda a placare.
A prescindere delle diverse previsioni (si va da un molto ottimistico 70% in su), è sempre meglio evitare di associare questo concetto a contesti locali come il nostro, come spesso accade.Anche se si fosse raggiunta la fatidica soglia dobbiamo considerare che il nostro distretto sanitario non è isolato rispetto il resto del Paese indi per cui è palese che finché non si raggiunga un checkpoint a livello nazionale è impensabile parlare di «aree covid free».
Ma c’è altro da obiettare. Non si possono gonfiare i numeri annoverarando tra gli immunizzati né quelli vaccinati con una sola dose né tantomeno gli “esonerati per motivi di salute, rifiuti definitivi, non rintracciabili”, come invece viene fatto. Si tratta invece di soggetti non protetti e quindi contagiabili oltre che vettori di trasmissione. Insomma ancora la strada è lunga anche per la meno ambita immunità diffusa.
Luca Amodio