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Giovani e lavoro. La disoccupazione cresce, ma è sempre più difficile trovare apprendisti

di Luca Amodio e Chiara Sciarri

Pantofolai. Bamboccioni. Quante volte i giovani sono stati apostrofati in questo modo? Tante, troppe volte. Ovvio, la poltronite acuta di taluni non ammette giustificazioni; ma se il report ISTAT di dicembre 2020 monitorava una disoccupazione giovanile del 29,7%, evidentemente la questione non può essere sciolta con una battuta da bar (e da boomer). Le statistiche ci rendono un quadro disastroso che è il precipitato di una serie di problemi strutturali, aggravati dalla pandemia che, ad esempio, ha vistosamente ridotto la qualità dei servizi scolastici, forgiando diplomati e laureati di serie B rispetto quelli di un paio di anni fa. 

Anna Bernardini – dirigente scolastico istituto Marcelli Foiano

Anna Bernardini, dirigente scolastico dell’Omnicomprensivo Foiano (al quale afferiscono gli istituti secondari di secondo grado «Tecnico Economico» e «Professionale per l’industria e l’artigianato») e vice presidente Consorzio Abaco Arezzo formazione, parte proprio commentando i numeri del territorio: «Il tasso di dispersione scolastico, il tasso di disoccupazione giovanile e la presenza di ritardi, in termini anagrafici, degli studenti sono le coordinate entro cui va tracciato un quadro della situazione nella nostra provincia. Purtroppo, non si può che constatare, una situazione peggiore se la si compara con i dati regionali vuoi con quelli nazionali». Guardando alle statistiche elaborate da Camera di Commercio Arezzo-Siena, il tasso di disoccupazione provinciale (per la fascia 18-29 anni), schizza da un 10,6% del 2019 ad un 18,6% nel 2020 rispetto valore regionale stabile al 16,8%. Mentre, il tasso di occupazione, scendi di 4 punti percentuali, dal 48% al 44%, poco sopra la media della regione Toscana del 42%. Secondo la preside, «ciò è verosimilmente dipeso sia da un orientamento sbagliato che ha prodotto insoddisfacimento e insuccesso sia perchè spesso si conseguono dei titoli di studi non spendibili nel mercato del lavoro». Ma parimenti Bernardini fa monito anche alla scarsa ricettività dei soggetti deputati a recepire i finanziamenti erogati a livello comunitario e regionale «proprio qui si inserisce il ruolo di Abaco, un consorzio di scuole, che va ad erogare formazione di alto livello attraverso i finanziamenti ottenuti da bandi a cui partecipiamo come cordate di scuole e, all’occorrenza, anche insieme ad alcune realtà aziendale». Abaco svolge anche una funzione indirizzata a debellare il fenomeno del drop out, ovvero dei minorenni che sono usciti dai percorsi scolastici canonici, offrendo loro percorsi dai quali è possibile ottenere anche qualifiche professionali. Segnaliamo che, secondo Eurostat, il nostro paese indossa la maglia nera anche per i NEET (not in Education, Employment, or Training), ovvero giovani (15-29 anni) disoccupati che non ricevono un’istruzione o una formazione professionale, che con la pandemia sono arrivati al 23,3% nel 2020: il dato più basso dell’Unione Europa a 27. 

Luca Fabianelli – ad Fabianelli spa

Dunque comprendere il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro è indispensabile affinché le offerte formative vengano effettivamente curvate e coniugate in funzione delle effettive esigenze lavorative. Luca Fabianelli, amministratore delegato dell’omonima azienda, crede fortemente nel ruolo dei giovani all’interno della sua realtà: «da ormai da qualche anno, quando abbiamo eventualmente bisogno di personale, privilegiamo giovani da formare: ciò può sembrare la strada più difficile ma risponde ad una visione di medio lungo termine entro la quale vogliamo formare il ragazzo per poi inquadrarlo in maniera stabile». Ed ecco che negli ultimi anni quasi tutti i ragazzi entrati come stagisti sono rimasti dentro e stanno continuando il loro cammino di formazione. Tuttavia Fabianelli non è così morbido sulla famigerata alternanza scuola lavoro «il concetto è evidentemente giusto, la differenza tra teoria dello studio e la pratica del lavoro è enorme, ma immaginare di formare un giovane in un così breve lasso di tempo è impensabile».

Simone Gemini – Risorse umane Menci spa

Diverso giudizio sugli adesso denominati PCTO (percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento) è quello formulato da Simone Gemini, responsabile risorse umane della Menci, «penso sia una scelta indispensabile per dare un’idea agli studenti come ci si comporta e quali siano effettivamente le cose da fare, peccato che il monte ore dedicato a queste attività sia stato fortemente ridotto interrompendo quel filo conduttore, scuola-imprese, che si era creato».

Il problema principale è semmai la discrasia tra profili professionali ricercati dalle imprese e quelli effettivamente presenti sul mercato, «questo compito dovrebbe essere dei centri per l’impiego e delle altre strutture preposte: addirittura quando vengono organizzati corsi di formazione, noi aziende nemmeno veniamo interpellate per capire le nostre esigenze». L’assenza di una tavola rotonda e di un proficuo dialogo atto a comprendere esigenze e problematiche del lavoro, deve essere inquadrato anche nel più ampio contesto nazionale che, come testimonia un rapporto OCSE 2019, vede il nostro Paese ben al di sotto della media dell’Unione Europea in termini di spesa (su PIL) in politiche attive, ovverosia le misure poste in essere per formazione e per incrociare domanda e offerta di lavoro. E infatti, Massimo Morandi, direttore della MB Elettronica, ci sottolinea la presenza di un gap di competenze abbastanza importante, «ci troviamo in un territorio che non offre quelle competenze adeguate a far sì che un ragazzo uscito dalle scuole superiori sia pronto per il mercato del lavoro, ma noi cerchiamo di agevolare questo processo con stage, con visite qua in azienda (open day) e coltivando rapporti anche con le università». Ciononostante, l’azienda ha accolto nella propria squadra molti giovani, tra cui anche molte figure femminili «che grazie ad una elevata manualità, quasi artigianale e quasi maniacale in termini di precisione e fermezza, offrono grande aderenza a diverse esigenze produttive». Comunque Morandi è certo della formula che sta alla base: è indispensabile agevolare la posizione delle imprese, se «un’azienda in cinque anni cresce di cinque volte il proprio fatturato crea inevitabilmente opportunità di lavoro ed è così che siamo passati, in pochi anni, da un centinaio di persone a quasi trecento». 

Luca Parrini – Confartigianato Valdichiana

Le opportunità lavorative presenti nel territorio che necessiterebbero di un affinamento professionale ce le elenca Luca Parrini, presidente Comitato di zona area Valdichiana Confartigianato Imprese Arezzo, ci focalizza il fuoco sulle grandi opportunità lavorative: «tra le figure richieste nel campo dell’artigianato manifatturiero e in quello dei servizi, le più gettonate sono il modellista nel campo della pelletteria, i conduttori di impianti e operatori di macchinari fissi e mobili oltre che a figure specializzate nell’utilizzo di macchine a controllo numerico nel campo dell’oreficeria e della meccanica di precisione, manutentori di caldaie ed elettricisti nel campo degli impianti». Ma anche gli ambiti, cosiddetti della ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione), rappresentano un sacca importante di richieste, in particolar modo «specialisti in analisi dei dati e big data, in pubblicità online, SEO e anche in ambito di cyber security». A questo proposito, Confartigianato svolge una vera e propria funzione proattiva «siamo impegnati da tempo nel sostenere il dialogo tra le imprese, le università e gli istituti scolastici promuovendo eventi rivolti alla sensibilizzazione dei ragazzi oltre che specifici corsi di formazione».

Antonella Pagliantini – Fillea Cgil

Antonella Pagliantini, di CGIL, suona invece il campanello d’allarme in un altro settore chiave del territorio, quello edile «c’è una ricerca disperata di personale, ma i ragazzi difficilmente si affacciano a questo mondo».

Ma il problema, posto nei giusti termini, ci fa luce su una problematica importante e diffusa, quello della sicurezza e delle condizioni lavorative. Per fare un esame concreto, negli ultimi anni, «la crisi nel settore edile ha disincentivato i percorsi di apprendimento per l’inquadramento di manodopera specializzata tant’è che adesso ci troviamo in una situazione di palese penuria di personale formato o aggiornato che spinge spesso a ripiegare su inesperti con tutti i rischi del caso che spesso sono sfociati in veri e propri infortuni». Ed ecco che tali incidenti, in altri casi riconducibili anche ad una scarsa tutela nel luogo di lavoro, scoraggiano questo tipo di occupazione, vista come insicura. Ecco perché, investire su azioni di controllo capillare: «se vi fossero controlli e ispezioni si sarebbero potuti scongiurare alcuni sinistri: il testo unico per sicurezza e salute è un testo all’avanguardia ma è inapplicato in certe parti».

Le previsioni occupazionali, elaborate da Unioncamere, per il periodo Maggio-Luglio 2021, per la provincia di Arezzo: secondo l’indagine i lavoratori previsti in entrata sarebbero 1940 per l’industria manifatturiera e per Public utilities; 550 per le costruzioni per un totale complessivo di 2490 entrate previste nell’industria. Nei servizi, si prevedono invece 3540 nuove entrate, di cui 780 nel commercio, 1050 nei servizi di alloggio, ristorazione e nei servizi turistici, 810 nei servizi alle imprese e 900 nei servizi alle persone. Tuttavia, è bene far monito affinché tutti i dati sin qui forniti siano vagliati con cautela alla luce dell’ampia fetta di economia sommersa che, secondo uno studio della Confederazione generale degli Artigiani del Settembre scorso, parla di circa 3,3 occupati irregolari, «al nero», che producono circa 78,7 miliardi di euro di valore aggiunto sommerso. 

Insomma, dato l’affresco della situazione in Valdichiana, si fa un sospiro di sollievo a leggere che finalmente con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza verranno stanziati 6,6 miliardi per le politiche per il lavoro, destinati anche alle voci «politiche attive e formazione», «potenziamento centro impiego» e «sistema duale» che come abbiamo visto sono le arene chiave verso le quali lo Stato dovrebbe prontamente intervenire per rattoppare le tante problematicità che ostruiscono il corretto funzionamento del mercato del lavoro. Ad esempio, al paragrafo «Missione 5: coesione e inclusione», si legge che saranno previste «attività di upskilling, reskilling, e life learn learning». Che sia il governo dei migliori lo dirà la storia. Per ora possiamo però dire che la lingua inglese la maneggiano bene a Roma.