Arezzo, smantellata un’articolata organizzazione di trafficanti di cocaina, hashish e marijuana.
Eseguite 22 misure cautelari nelle province di Arezzo, Firenze, Perugia, Brescia, Vercelli e Trento. Interrotto il canale di rifornimento dalla Spagna.
1. Si è conclusa alle prime luci dell’alba di oggi l’operazione denominata “Aquila”, che ha portato nel tempo complessivamente all’esecuzione di 32 misure cautelari in diverse provincie italiane ed in Spagna.
Centoventi Carabinieri del Comando Provinciale CC di Arezzo, con l’ausilio di unità cinofile e con la collaborazione dei colleghi dei Comandi Provinciali territorialmente competenti, su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo, hanno tratto in arresto, in esecuzione di 2 Ordinanze di Custodia Cautelare emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Arezzo, 17 persone nonché sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo/divieto di dimora ulteriori 5 gravemente indiziate, a vario titolo, per i reati di concorso continuato e aggravato in detenzione e spaccio e traffico illecito di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo “cocaina”, “hashish” e “marijuana”. Altre 10 persone erano già state tratte in arresto nel corso delle indagini ed a riscontro delle stesse nel corso del 2019.
2. Le indagini, condotte dai militari della Compagnia Carabinieri di Arezzo sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Arezzo, sono scaturite da un attento monitoraggio in particolare dell’area urbana del capoluogo ed hanno preso spunto, nel mese di febbraio del 2019, dall’individuazione di alcuni soggetti dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti nei pressi di un parco cittadino.
Le successive indagini, volte a stroncare le attività illecite anzidette e colpire i responsabili si sviluppavano utilizzando tecniche investigative classiche, battendo il territorio, ed espedienti innovativi, con incursioni notturne, anche mediante l’ausilio di sofisticate attività tecniche, permettendo così di avere il costante monitoraggio di tutti i movimenti e di documentare il compimento di specifici reati.
Ciò ha consentito ai militari di penetrare nel territorio nonché di ricostruire la rete di soggetti albanesi, romeni ed italiani che avevano attivato in città “piazze di spaccio” nel cuore del centro storico così come nelle zone periferiche ed in alcuni Centri Commerciali, destinandole allo smercio al dettaglio delle sostanze stupefacenti documentando plurime cessioni nell’ordine di alcune migliaia.
É stato, così, possibile ricostruire provate responsabilità secondo le quali i soggetti, seppur non tutti e non stabilmente collegati fra loro, in un’area geografica ben definita, erano dediti con ruoli e compiti diversi al traffico di sostanze stupefacenti utilizzando come canale di approvvigionamento il nord Italia o la Spagna.
Le indagini si sono inizialmente concentrate su due fratelli albanesi, ma è emerso immediatamente il loro inserimento in una struttura più ampia e complessa costituita da connazionali e da una rete di spacciatori romeni. In particolare, all’interno del “gruppo romeno”, le 4 donne, tutte destinatarie di misure cautelari, oltre a spacciare al dettaglio, si occupavano principalmente della parte logistica, essendo le intestatarie delle autovetture che utilizzavano per il trasporto dello stupefacente in grosse quantità e fungendo da corrieri perché destavano meno sospetti in caso di controlli da parte delle FF.OO..
Si sono poi individuati i canali di rifornimento di cocaina di questo gruppo da due albanesi, da anni residenti ad Arezzo e completamente integrati, più volte già finiti nel mirino delle FF.OO. ma di fatto ancora incensurati, S.K. e V.R., entrambi destinatari di misura cautelare e risultati essere il vertice dell’organizzazione.
I due infatti hanno dimostrato di avere collegamenti con connazionali nel nord Italia e in Spagna, da cui approvvigionavano la “cocaina”, la “marijuana” e la sostanza da taglio.
In particolare, avvalendosi di una rete di fiancheggiatori presenti nelle province spagnole di Barcellona e Girona, riuscivano a produrre direttamente la marijuana. Sono stati documentati 5 viaggi, nel periodo giugno-ottobre 2019, dal luogo di coltivazione, in una villa con piscina e giardino in una zona residenziale della provincia di Girona, ad Arezzo. A novembre 2019, in esecuzione di un ordine di Indagine Europeo richiesto da questa Procura, militari del Comando Provinciale di Arezzo, in collaborazione con personale del Corpo Nazionale di Polizia di Barcellona e della Guardia Civil della Catalogna, hanno rinvenuto all’interno della villa una piantagione indoor fotoperiodica costituita da circa 700 piante di “cannabis sativa”, traendo in arresto due persone che si occupavano della gestione della piantagione, una delle quali aveva tentato una rocambolesca fuga sui tetti.
3. Nel corso dell’attività di indagine ed a riscontro della stessa, conclusasi nel dicembre del 2019, si è già proceduto:
− all’arresto in flagranza di reato di 8 persone;
− all’individuazione in Spagna (originario canale di approvvigionamento della marijuana) di una piantagione indoor fotoperiodica di “cannabis” costituita da 700 piante per la produzione di marijuana destinata all’importazione in Italia ed al contestuale arresto di 2 persone in esecuzione di Ordine Europeo di indagine;
− al rinvenimento e sequestro di 750 grammi di “cocaina”, 700 grammi di “marijuana” e 2 kg di sostanza da taglio del tipo “fenacetina”;
− a documentare oltre 1.800 cessioni di sostanze stupefacenti;
− alla segnalazione di 172 soggetti alla competente Autorità amministrativa, quali assuntori di sostanze stupefacenti.