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Cresce l’età e si restringe il campo. Il calcetto è aperto a tutti: il gioco più democratico e inclusivo

Con le condizioni climatiche più estreme, dopo una giornata di lavoro o di studio e dopo i rabbuffi lagnosi di mamme e fidanzate, chi non si è rifugiato in una partita di calcetto? Un passatempo che rafforza i legami maschili e che riempie tutti quanti di grande entusiasmo. 

Per chi non è più un giovanotto il calcio ad undici è troppo impegnativo. Ed ecco allora che giocare cinque contro cinque diviene la soluzione migliore, uno svago che sta alle esigenze di coloro che non hanno la possibilità e le qualità per giocare a calcio. Il calcetto è per tutti e può far divertire tutti, si organizza facilmente, il campo è visibilmente più piccolo, si corre in misura piuttosto contenuta e anche chi è meno avvezzo nel tiro del pallone può passare del tempo piacevolmente e togliersi qualche soddisfazione. Il calcio affascina specialmente il genere maschile, ma non tutti lo possono praticare, necessita di una discreta preparazione fisica e mentale, il calcetto invece è una porta aperta a tutti. 

Basta infatti vedere chi gioca a calcetto e l’età di chi lo pratica. Andando di sera in un campo da calcetto troviamo giovani, adulti di una certa età, ragazzetti o ex calciatori; tutti ambiscono a penetrare nell’area di rigore e a segnare nella porta avversaria, alcuni a mantenersi quantomeno atletici e altri a combattere quell’addome alquanto prominente, che scherzosamente chiamiamo «pancetta». 

In estate, con le temperature più favorevoli, si fatica ad affittare il campetto, sono tante le squadre improvvisate all’ultimo minuto per giocarsi una partitella, in questo caso infatti possono prenderne parte anche coloro che in inverno sono occupati con la propria squadra di calcio, i quali farebbero di tutto per non abbandonare il pallone in vista di un nuovo campionato. 

Il calcetto è una tradizione, una passione sfrenata di milioni di italiani, un antistress diretto a garantire relax e divertimento, un escamotage per allontanarsi dalla routine quotidiana, a prescindere dalle ginocchia sbucciate e dal risultato che si riporta a casa. 

Chiara Sciarri

foto di Giulia Barneschi