Leonardo Catani, classe ‘99, cortonese doc, diploma classico al Luca Signorelli, cintura nera di taekwondo, a 15 anni sbarchi nella serie C di pallavolo. Ma la tua vera passione è il tennis, oggi il tuo nome compare nel ranking mondiale ATP con il tuo best score sei stato 1500 esimo in classifica. Leonardo, già da piccolo questa vita era il tuo sogno nel cassetto?
«Fin da piccolo piccolo, addirittura a tre anni, tenevo la racchetta in mano grazie a mio padre. A 10-11 anni avevo già iniziato ad allenarmi con costanza con un maestro ad hoc ma è dalla terza superiore circa che ho deciso di dedicare «anima e core» al tennis, uno sport che mi ha insegnato a contare solo su «me stesso» e che ha contribuito tanto a farmi crescere come persona, responsabilizzandomi e spronandomi a dare sempre il massimo, anche fuori dal campo».
Adesso il tuo quartier generale è a Foligno, ma in verità sei tutto l’anno, in giro per il mondo. Com’è questa vita sempre in viaggio?
«Da fuori può sembrare una vita affascinante ma è davvero faticoso spostarsi da un paese all’altro, abituarsi e adattarsi a nuovi contesti, sia in termini di alloggi che di campi da gioco. Quest’anno sono rimbalzato a inizio anno dall’Egitto, dove per due volte mi sono recato a Il Cairo, all’India, dove mi sono fermato per circa un mese; per poi fare un «tour» in Europa passando per la Danimarca, il Belgio, il Montenegro e l’Ucraina. Senza contare i tornei a cui ho partecipato da Fermignano a Rapallo. Adesso sto preparando le valigie per andare in Turchia dove rimarrò per almeno due-tre settimane».
A un certo punto però si torna a casa in quel di Cortona.
»Ogni volta, tornare è una vera e propria boccata di ossigeno, un riposo non solo fisico ma anche mentale. Sono legatissimo a questa terra e qui, oltre alla mia famiglia, ho i miei amici d’infanzia. Oltretutto proprio tra il tennis club Cortona – ecco, qui non ho mai perso una partita! – il Giotto e il Blue Team di Arezzo è iniziata la mia carriera, passando anche da Sinalunga e Castiglion Fiorentino».
Com’è la giornata tipo di un tennista professionista?
«Vivo qui a Foligno con altri ragazzi che giocano con me alla tennis Training School. Ogni giorno ci svegliamo alle 7, alle 9 si inizia con una preparazione atletica, incentrata vuoi sulla resistenza vuoi sulla forza, poi due ore di tennis fino pranzo e, di nuovo, un altro allenamento nel pomeriggio. Sabato per fortuna solo mattina! Inoltre ognuno di noi ha nutrizionista e segue una dieta ad hoc.
Tra Sinner, astro nascente per eccellenza, e la finale Wimbledon con Berrettini, quale futuro per il tennis nel belpaese?
«Penso che sia un avvenire roseo, ci sono molti ragazzi giovani, 2002-2003, qualche postazione indietro che giocano molto bene: Musetti è uno tra questi. Berrettini ormai è stabilmente tra i primi 10 ed è sicuramente il giocatore italiano più forte. Ma Sinner è sicuramente colui che ha più ampi margini e che può diventare veramente tra i primi 5».
Ma è vero che voi tennisti snobbate il padel?
Risata sotto i baffi «Sicuramente per chi prende in mano una racchetta per la prima volta, o comunque sia ha poca dimestichezza, il Padel risulta più approcciabile e più divertente. Un po’, sì, lo snobbiamo ma devo dire che molti tennisti originari poi si sono dati al padel, anche con ottimo risultati. A me piace molto giocarci!»:
Il tennis viene visto come un sport da ricchi, molti ragazzi vorrebbero giocare ma si trovano davanti alcuni costi che non sono sostenibili per molti. Non è uno sport per tutti?
Senza dubbio bisogna stare bene economicamente, oltretutto è uno sport individuale, quindi più esoso in partenza; niente a che vedere con le tariffe di chi gioca a calcio, ad esempio. Pensiamo al costo di una racchetta o quello necessario per cambiare regolarmente le corde. Sarebbe bello se ci fossero degli incentivi anche perchè, nonostante si possano spalmare le spese in allenamenti di gruppo i costi rimangono comunque esosirispetto ad altre attività. Gli aiuti dalla Federazione arrivano soltanto ad alti livelli.
Luca Amodio