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Vaccini: «vengo anch’io, no tu no»

Ecco perché non abbiamo protetto chi ne aveva davvero bisogno

«È  cruciale vaccinare prima i nostri concittadini anziani. Ma purtroppo persistono differenze regionali che sono difficili da accettare: alcune regioni trascurano i più fragili a favore di gruppi che vantano priorità in base alla loro forza contrattuale», risuonano queste parole a palazzo Madama, nell’informativa al Senato del presidente Draghi. Il capo di accusa è netto ma il premier non elenca gli imputati. Ed ecco che la strigliata del presidente fa eco ben oltre la Capitale e arriva fino le sponde dell’Arno, amplificata anche dalla recente pubblicazione della fondazione Gimbe sullo stato della vaccinazione degli over 80 che riserva alla Toscana il penultimo posto tra le regioni. 

Ma come siamo arrivati a questo punto? 

Riavvolgiamo il nastro e torniamo all’8 Febbraio scorso quando una nota del Ministero della Salute permetteva di istituire un binario parallelo di vaccinazione per gli appartenenti ai cosiddetti «servizi essenziali», categoria interpretata dagli addetti ai lavori talvolta in maniera alquanto peculiare. Tuttavia il provvedimento aveva la sua ratio in virtù del fatto che il vaccino Astrazeneca era allora riservato esclusivamente agli under 55 per cui non si poneva il problema della, diciamo così, «concorrenza sleale». Il dualismo legittimato dagli iniziali limiti anagrafici, sarebbe dovuto decadere l’8 marzo quando, un’altra circolare, avrebbe permesso la somministrazione del vaccino anglo svedese anche per over 65. Un’altra spiegazione complementare è quella rivelata da Vittorio Boscherini, segretario della Federazione italiana medici di famiglia per la provincia di Firenze: «in Toscana l’applicazione acritica delle disposizioni ha fatto sì che a essere vaccinati con Pfizer non siano stati solo medici, infermieri e operatori delle Rsa ma tutti coloro che rientravano nella categoria di operatori sanitari o volontari che operano nel trasporto dei pazienti, dunque anche coloro che si occupano delle pulizie, delle mense, dell’amministrazione all’interno delle strutture ospedaliere. Tutte persone che non hanno un contatto diretto con i pazienti. E in questa categorie rientrano anche coloro che lavorano in smart working». 

Non è questa la strada da seguire per uscire dalla pandemia 

Come abbiamo fermamente dichiarato nel nostro editoriale on line del 14 Marzo in risposta agli appelli a favore di un «saltafila» per i giornalisti, noi di Sr71, non chiediamo alcuna priorità. Fermo restando l’importanza della vaccinazione per uscire dalla pandemia, siamo altrettanto convinti sul «come» uscirne: mettendo al sicuro prima, coloro i quali, sono più a rischio. Il presidente Giani ha recentemente dichiarato che tutti gli over 80 saranno vaccinati entro il 25 aprile: una proiezione, oggigiorno, ben lungi dalla realtà dei fatti. Con l’auspicio di essere smentiti dall’evolversi dei fatti, nel momento in cui stiamo scrivendo non possiamo però che evidenziare amareggiati le tristi statistiche, cifra di misera solidarietà sociale e intergenerazionale. 

Luca Amodio