Restrizioni e scuole chiuse non azzerano il contagio. È finita la pazienza
C’era una volta la zona rossa, quella che stavi in casa e se uscivi facevi a dritto le cose che dovevi fare senza tanti fronzoli. Andavi all’essenziale, facevi la spesa, un salto in farmacia o un giretto col cane. Poi dritti a casa e chi sgarrava finiva alla gogna dei social. Adesso invece la zona rossa s’è fatta più elastica, interpretabile, malleabile, ma non tanto per le regole ammorbidite, quanto per l’esaurimento della fedeltà a quelle regole. Chi si azzarda a far notare le violazioni, finisce in una gogna social opposta e contraria a quella precedente. Dopo un anno dall’avvio del «lockdown», passando per l’estate in cui «tutto sembrava finito», siamo rimbalzati in un «autunno caldo», abbiamo fatto «Natale con i tuoi» e ora siamo di nuovo daccapo, ma con un problema in più.
Non riusciamo ad aderire alle regole, attuiamo tutti un’interpretazione più o meno estensiva. Ai giovani gli puoi chiudere le scuole e te li ritrovi in giro ammassati. Quelli meno giovani cercano, chi può, di andare a lavorare facendo slalom coi turni, anticipando e posticipando lo «smartworking» mentre i figli dormono perché altrimenti non c’è verso di fare nulla. Poi ci sono gli anziani e i più vulnerabili stremati da un confinamento che nel loro caso non si può aggirare col ricorso alle nuove tecnologie.
Abbiamo imparato poche cose di questo Sars Cov2, una di queste è che la zona rossa o l’arancione rinforzato non bastano più ad azzerare il contagio. Sono sempre di più quelli che non rispettano le regole e questo in parte è anche comprensibile per un popolo un po’ anarchico come il nostro.
L’unica speranza è un’accelerazione nella vaccinazione, ma la situazione finora è stata quella che leggerete qui a fianco. L’altra speranza è che con una immunizzazione così lenta non arrivi una variante resistente al vaccino.
In questa pagina trovate una «timeline» del contagio, i dati sono freschi, si tratta di quelli degli ultimi 45 giorni, la cosiddetta terza ondata. Abbiamo messo in evidenza anche la situazione dei tre comuni più colpiti e che hanno adottato ordinanze di chiusura delle scuole. La sensazione è che il ricorso alla dad abbia un’azione meno contenitiva.
Emblematica la situazione di Arezzo, dove l’effetto «chiusura scuole» ha un effetto lentissimo. È evidente, e si vede meglio nei centri più grandi, che la crescita esponenziale del contagio derivi dalla zona gialla precedente all’escalation, ovvero da un contesto che favorisce maggiore socialità nel tempo libero.
*in ordinata dei grafici il numero di nuovi contagi quotidiani, dati Asl TSE
Massimo Pucci