Vaccino a Scanzi: ora anche la procura indaga, ma senza ipotesi di reato e avvisi di garanzia

La procura di Arezzo ha aperto un fascicolo di indagine sulla vicenda che ha portato venerdì scorso alla somministrazione di un vaccino AstraZeneca ad Andrea Scanzi. Come lo stesso giornalista ha raccontato su Facebook, venerdì pomeriggio è stato chiamato ad Arezzo Fiere per la somministrazione come «panchinaro». Al tempo la Asl non aveva istituito una lista pubblica (cosa avvenuta solo il giorno dopo e in un sito provvisorio) e questo è un elemento che fa discutere. Dall’apertura della pagina web sono state 6 mila le persone che in due giorni si sono messe in attesa, persone che fino al «caso Scanzi» non sapevano come fare o non conoscevano questa opportunità.
Secondo le dichiarazioni rilasciate ai media dal dottor Evaristo Giglio, coordinatore del centro vaccinazioni di Arezzo, Scanzi è stato chiamato venerdì insieme ad un’altra persona dopo un mese di attesa, quindi si era «candidato» ben prima dell’appello del generale Figliuolo «vaccinate chi viene, non buttate via le dosi».
Scanzi ha detto di aver fatto richiesta al suo medico di famiglia, dichiarandosi caregiver dei genitori, senza volere in alcun modo prendere il posto a nessuno, ma durante uno #scanzilive ha anche sostenuto che «in certe cose bisogna essere vispi». Sta di fatto che quando i toscani hanno saputo come potersi candidare alle dosi avanzate, le prenotazioni hanno visto un ritmo di 3mila persone al giorno in coda.
Scanzi si è difeso pubblicamente mentre si trova in una clinica trentina a fare la sua «settimana detox semestrale» ma sul caso piovono interrogazioni alla Regione e ora anche un fascicolo aperto in procura. Al momento non ci sono reati e indagati, ma il caso (come era prevedibile) fa discutere