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Incassa per 18 mesi l’assegno sociale, ma è sconosciuto al fisco. Scoperta una famiglia col reddito di cittadinanza a sbafo

I Finanzieri della Tenenza di Poppi hanno condotto, negli ultimi mesi, un “piano coordinato di monitoraggio e controllo, volto al contrasto degli indebiti accessi a prestazioni assistenziali”, che ha interessato tutti i comuni del Casentino, con il duplice obiettivo di tutelare, da una parte, gli interessi dello Stato, a salvaguardia della spesa pubblica, e dall’altra coloro che hanno concretamente bisogno delle misure di assistenza.
In tale quadro operativo, è stato individuato un uomo, di origini straniere, che, da ben due anni, percepiva indebitamente un assegno sociale (prestazione economica riservata a cittadini italiani e stranieri con redditi esigui, residenti in Italia), pur risultando non solo sconosciuto al Fisco, ma non più residente, da diversi anni. Il soggetto, che ha indebitamente incassato assegni per 18 mensilità, per un importo di oltre 8.000 euro, è stato
deferito all’Autorità Giudiziaria, per il reato di truffa ai danni dello Stato, nonché segnalato all’INPS competente, per l’immediata sospensione dell’erogazione del contributo.
Nello stesso ambito, un intero nucleo familiare, genitori e figli, è stato denunciato alla locale Procura della Repubblica, per violazioni alla normativa sul reddito di cittadinanza. Anche in questo caso, una donna, di origini straniere, residente in Italia da oltre 20 anni, unitamente al proprio nucleo familiare, ha omesso di dichiarare nella DSU (Dichiarazione sostitutiva unica) ai fini ISEE i redditi derivanti dall’attività imprenditoriale del marito, operante nel settore della raccolta di rifiuti ferrosi, così come ha omesso l’indicazione della variazione reddituale e lavorativa del figlio maggiorenne.
Sulla scorta delle attestazioni false, i soggetti hanno percepito indebitamente erogazioni pubbliche per il reddito di cittadinanza, per circa 10.000 euro. Alla luce di quanto accertato, la donna è stata denunciata alla Procura della Repubblica di Arezzo, per violazione dell’art. 7 comma 1 D.L. 28 gennaio 2019 n. 4 (istitutivo del Reddito di Cittadinanza), che sanziona tale comportamento con la reclusione da due a sei anni, nonché per i reati di falsa attestazione in atto pubblico e di uso di atti falsi (artt. 483 e 489 C. P.).
Stessa sorte è stata riservata al marito ed al figlio, anch’essi denunciati, per aver omesso informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio del Reddito di cittadinanza, che ora rischiano la reclusione da uno a tre anni. L’INPS, interessato dai Finanzieri, ha provveduto immediatamente alla revoca dei benefici concessi, al recupero delle somme indebitamente riscosse ed a comminare le connesse sanzioni amministrative.