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Carabinieri e pm di Foiano hanno denunciato gli autori della scia di furti

Due albanesi di 37 e 22 anni sono stati denunciati dai Carabinieri della Stazione di Foiano della Chiana, in collaborazione con il locale Comando di Polizia Municipale, le iniziali sono L.K. e S.E., entrambi pluripregiudicati I due sono ritenuti gli autori di cinquantatre furti avvenuti nell’ambito del Comune di Foiano della Chiana, a partire da marzo 2018. Una scia di episodi che aveva creato una psicosi nella cintura urbana della cittadina della Valdichiana e che ora è stata stroncata.
Le indagini si sono rivolte agli ambienti della criminalità comune locale e sono state associate ad un’intensa attività di prevenzione con servizi perlustrativi concentrati nelle ore notturne, insieme alla Polizia Municipale, attraverso le telecamere comunali e perlustrazioni dei militari della Compagnia di Cortona.
E’ stato appurato che i due albanesi avevano costituito un covo nell’immediata periferia del centro nelle pertinenze di un edificio in via di costruzione, dove nascondevano gli arnesi da scasso e gli abiti che utilizzavano per perpetrare i furti.
Come ricostruito dai carabinieri: «Una volta cambiatisi, tramite le campagne, raggiungevano le case nelle quali mettevano in atto il loro disegno criminale. Dopodiché, rientravano nel covo, nascondevano sotto pietre e travi gli arnesi da scasso e mettevano ad asciugare i vestiti utilizzati durante i furti. Articolando le ricerche a partire dal covo, i Carabinieri riuscivano a delineare i percorsi che i malviventi seguivano tracciando dei veri e propri sentieri nella vegetazione. A seguito delle perquisizioni personali e domiciliari eseguite dai militari della locale Stazione Carabinieri, sono stati rivenuti alcuni oggetti proventi di furto e sono stati sequestrati tutti gli arnesi dei quali i malviventi si sono serviti. La refurtiva rivenuta consta soltanto dei beni che i due albanesi non sono riusciti ad alienare, dal momento che si trattava spesso di generi alimentari».
Proseguono le indagini aò fine di recuperare la refurtiva mancante, probabilmente introdotta nel mercato nero dei preziosi.